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La commemorazione dei morti nel mondo e l'elaborazione del lutto

  • Immagine del redattore: Angela Santorelli
    Angela Santorelli
  • 2 nov 2018
  • Tempo di lettura: 4 min

Il 2 Novembre è il giorno che la Chiesa dedica alla commemorazione dei fedeli defunti, anche comunemente chiamato "giorno di morti".

Mentre in Italia questo evento è considerato nell'immaginario collettivo come un giorno di tristezza, riflessione e ricordo, in Messico è l'occasione ideale per far festa e ricordare con gioia i propri cari. Il Dia de los muertos, infatti, è il giorno in cui i morti tornano a trovare parenti e amici.

Tutto questo deriva dall'unione della cultura dei coloni spagnoli e quella dei nativi americani: per gli antichi mesoamericani la morte non aveva le connotazioni morali della religione cattolica, nella quale le idee di inferno e paradiso servono per punire o premiare. Al contrario, essi credevano che le rotte destinate alle anime dei morti fossero determinate dal tipo di trapasso e non causate dal loro comportamento in vita.

Le sensazioni che si provano nel commemorare chi ci ha lasciato, tuttavia, non dipendono solo da fattori culturali ma anche nel modo in cui si elabora un lutto.

L'Elaborazione del lutto

Il processo naturale di elaborazione del lutto passa attraverso 4 fasi, descritte dalla psichiatra svizzera Elisabeth Kubler Ross, considerata una delle massime esperte di studi sulla morte.

  1. All’inizio c’è un momento di stordimento e shock, con sentimenti di negazione, fase che può durare alcuni giorni;

  2. continua la ricerca della persona morta, accompagnata da sentimenti di ansia e colpevolizzazione;

  3. fase della rabbia (e della depressione) che si manifesta con apatia, disperazione, tristezza e un ritiro dalla vita sociale; si prova “un senso di mutilazione”;

  4. graduale ritorno alla vita, con ripresa degli interessi e desiderio di futuro.

IL LUTTO IRRISOLTO

Parliamo di lutto irrisolto o patologico quando il dolore non viene espresso, la persona nega l’accaduto, non lo accetta, non si rassegna al drammatico cambiamento avvenuto nella sua vita. A volte si impone di reagire con fretta, dimostrandosi forte, per non far soffrire altri, o per non mostrare e le proprie fragilità ai figli, senza riconoscere e accogliere il grande dolore della perdita. Si nega il dolore, il pianto, la disperazione, il bisogno di aiuto e si impone di voltare pagina il più velocemente possibile. Il lutto irrisolto, porta però con il tempo varie conseguenze di cui la persona si accorge dopo tanto tempo senza più associarle al dolore represso:

  • apatia

  • depressione

  • rassegnazione ad una vita di solitudine affettiva

  • scarsa motivazione a prendere iniziative

  • chiusura nei confronti delle relazioni sociali

  • nostalgia verso il passato

  • rifiuto ad ogni forma di cambiamento e di novità

LE CONSEGUENZE DEL LUTTO IRRISOLTO (l'aiuto della terapia)

Il lutto “irrisolto” perché non elaborato, è invalidante non solo per la persona che lo vive, ma pesa anche sulle generazioni successive: si trasmette ai figli. Può, infatti, accadere che un disagio emotivo, una tristezza inspiegabile, un blocco a vivere con successo e sia dovuto ad una mancata elaborazione di un lutto. E’ come se che la persona inconsapevolmente, “stia guardando qualcuno che non c’è più” (un genitore, un fratello, un nonno) la cui morte non è stata elaborata o addirittura di cui non era a conoscenza, come ad esempio un’interruzione di gravidanza.

In questo caso di lutto irrisolto, è consigliabile rivolgersi ad un professionista, il quale ha il compito di guidare attraverso i passaggi che non sono stati fatti.

In che modo?

  1. Lo psicologo aiuta la persona a mettere in atto il rituale di separazione che spesso è stato saltato: ad esempio andare al cimitero, scrivere una lettera al proprio caro che non c’è più, dicendo tutto ciò che non è stato detto prima, o anche per liberarsi da giuramenti o promesse che sono state fatte e che vanno sciolte.

  2. La persona viene aiutata a esprimere tutte le emozioni, i pensieri, i sentimenti che prova.

  3. Il professionista invita il paziente a lasciar andare la persona amata con un ringraziamento per tutti i momenti vissuti insieme e per trasformare la tristezza in gratitudine.

  4. Infine, si porta la persona a riscoprire la propria forza interiore, le proprie risorse e nuove motivazioni per continuare a vivere.

Tuttavia, è bene ricordare che la reazione al lutto è personale ed è influenzata sia dalla propria personalità, sia dalle circostanze che hanno portato alla morte. Infatti, un conto è accettare una morte naturale per vecchiaia, un altro è confrontarsi con il dolore per la morte improvvisa di un coniuge troppo giovane, di un figlio, o una morte per omicidio o un suicidio. Inoltre, è determinante la rete di relazioni e di aiuto che si ha a disposizione nel contesto familiare, amicale e sociale.

Se manca una rete di supporto sarà più facile cadere nella trappola della solitudine, della rassegnazione, della depressione che condurranno ad un lutto irrisolto.

IL LUTTO VISSUTO DAI BAMBINI

Purtroppo può capitare che il lutto coinvolga i bambini. Spesso si tende a escluderli e a proteggerli dal tema della morte, pensando di fare del bene ma non sempre è così. Abbiamo accennato prima che un lutto o una morte non spiegata o elaborata ha spesso conseguenze psicologiche ed emotive che limitano una vita felice. E anche i bambini hanno bisogno di elaborare un lutto, non solo gli adulti.

In caso di morte in famiglia, è bene che il genitore parli e spieghi al bambino ciò che è successo senza segreti o tabù, poiché lui si accorge subito che è cambiato qualcosa. Questo è importante per non intaccare il rapporto di fiducia con gli adulti di riferimento, affinchè non diventi in futuro sospettoso e insicuro.

Ma qual è il modo migliore per parlare ai bambini della morte, per spiegargliela e star loro vicino nell’elaborazione del lutto?

  • usare un linguaggio semplice e chiaro

  • rispondere alle loro domande

  • evitare le bugie

  • non paragonare la morte al sonno o al viaggio per evitare inconsapevoli associazioni e che potrebbero creare futuri problemi comportamentali.

Bisognerebbe raccontare ai bambini che la morte fa parte del ciclo della vita, come avviene con il passaggio delle stagioni, ma soprattutto rassicurando il piccolo che ciò che è accaduto non è colpa sua (soprattutto se perde un genitore).


 
 
 

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© 2017 by Dott.ssa Angela Santorelli, Psicologa

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